
Il 12 settembre 1971 il pilota con la MZ poteva regalare il Mondiale 250 alla Casa della Germania Est. Dopo due gare passate alla leggenda, con duelli all’ultima carenata con Saarinen & co., ecco come finirà…
Cinquant’anni fa, il 12 settembre 1971, si disputava all’autodromo di Monza l’undicesima tappa di una stagione del Motomondiale, infuocata soprattutto nella classe 250 dove Silvio Grassetti sulla bicilindrica ufficiale MZ partiva in pole position con ottime chance di vincere la corsa e di tentare in extremis di far suo il titolo della tiratissima quarto di litro. L’ultimo italiano sul gradino più alto della duemmezzo a Monza era stato nel 1965 Tarquinio Provini su Benelli e l’ultimo pilota tricolore iridato 250 era stato Carlo Ubbiali su MV Agusta, nel 1960.
come stava grassetti
—
Grassetti, già pilota ufficiale Benelli, Bianchi, MV Agusta, Morini, Gilera, Jawa, Morbidelli, quattro volte campione d’Italia e vice campione del mondo 350 su Jawa nel 1969 dietro ad Agostini-MV, all’epoca 35enne, aveva iniziato alla grande il 1971 con la MZ trionfando al GP d’Austria al Salzburgring e al GP del Belgio a Spa-Francorchamps (giro veloce record 4’19.5 alla media di 195,606 km/h) davanti al plotone Yamaha. Ripetuti problemi tecnici alla sua bicilindrica 2 tempi disco rotante avevano poi frenato la corsa al titolo dell’asso pesarese. Per far suo il mondiale 250 Silvio doveva assolutamente vincere le ultime due gare stagionali di Monza (12 settembre) e Jarama (26 settembre), due circuiti “su misura” per il campione italiano, pur se dalle caratteristiche molto diverse.
il round di monza
—
Dunque, ecco Monza ed ecco le MZ con le ultime evoluzioni dopo il gran lavoro fatto nel reparto corse di Zschopau. Per Grassetti quattro moto fiammanti: due 250 cc (nuovo motore sopra i 55 Cv a 13.000 giri oltre 250 Km/h) e due 300 cc (oltre 60 Cv a 12.000 giri sopra 260 Km/h) per gareggiare anche nella treemmezzo. Da maggio, dopo il trionfo del Salzburgring, Grassetti è più volte in Germania Est chiamato dall’ingegner Kaaden per lo sviluppo delle bicilindriche, non solo il motore ma anche il telaio e gran cura su freni, ammortizzatori, forcelle. A Monza, i quattro bolidi di Silvio hanno infatti, oltre nuovi freni e nuove forcelle, un nuovo telaio – anche il motore di 300 cc è montato sullo stesso telaio della duemmezzo – più basso e profilato e leggero, cosa che rende la moto più stabile e guidabile e, anche esteticamente, assai belle.
“È la prima volta – dice Kaaden a Grassetti – che i grandi capi della Ddr hanno consentito questi sviluppi, usando materiali e prodotti esteri, specie italiani. Ciò grazie alle tue performance, Silvio”. “Ma il motore tiene?”, chiede Silvio. L’ultima risposta può venire solo dalla pista dove sin dalle prove del venerdì pare che tutto funzioni nel migliore dei modi. Il primo acuto Silvio lo emette sabato a fine qualifiche. Conquista con autorevolezza la pole position davanti ai migliori piloti del mondo. Manca solo Agostini, che gareggia nella 500 e nella 350, categoria dove il pesarese parte comunque in prima fila.
la gara
—
Silvio è tranquillo. È l’uomo da battere nella 250 ed è fra i protagonisti della 350. Sabato sera, l’ingegner Kaaden, con il benestare del sempre presente “commissario politico”, traccia la strategia di gara: la 350 parte alle 11, la 250 alle 14. La prima corsa deve servire a Silvio solo per riscaldamento. L’applauso dei 100.000 presenti saluta lo start della 350 assolata. Grassetti parte subito alla grande e si trova primo a Lesmo insieme a Saarinen, stretti fra le MV Agusta di Agostini e Pagani e un nugolo di Yamaha. Si gira su tempi da record. Grassetti resta nel fazzoletto di testa alternandosi dalla prima alla quarta posizione e dalla quarta alla prima.
Le MV sono in difficoltà costringendo al quarto giro al box prima Agostini con la 3 cilindri rinnovata e poi Pagani, al debutto con la inedita 4 cilindri, veloce quanto fragile. È la conferma, se ce ne fosse bisogno, che nel motociclismo è dura per tutti e niente è scontato. Saarinen e Grassetti, davanti a tutti, si “scarenano”. Botte da orbi. Al curvone, i due campioni, piegati a terra e a manetta oltre i 200 Km/h, sono stesi, apparentemente fusi, come pilotassero un’unica moto. È metà corsa. La folla è in delirio. Al box MZ si preparano per il rientro del loro corridore.
Grassetti “non vede” la tabella dei suoi meccanici e prosegue la battaglia infuocata con il fuoriclasse finlandese. Alta scuola, gran classe, gran cuore, gran fegato – gran tutto! Che rischi, per questi due cavalieri dell’impossibile! Rush finale: Silvio ha studiato Saarinen. Sa che se vuol vincere deve uscire dalla Parabolica non in testa ma dietro. Così dà spazio a Jarno nell’ultima staccata infilandosi sulla sua ruota posteriore. Saarinen allarga e costringe Silvio a lasciargli la ruota.
I due escono sulla stessa linea. Jarno vola verso il traguardo a zig-zag rispolverando il classico pendolino di cui proprio in quello stesso punto, negli anni ’60, era stato maestro Carlo Ubbiali. La domanda s’impone: Saarinen, intelligenza tattica o furbata al limite della scorrettezza agonistica? I due si fiondano sul traguardo sotto la bandiera a scacchi, apparentemente appaiati. Saarinen primo, Grassetti secondo per un niente: 4 millesimi! Al muretto MZ volano cappellini e qualche parolaccia in tedesco. Sulle tribune la gente impazzisce.
Silvio rientra teso, non convinto, certo che Jarno ha osato tanto come ha osato tanto lui, ma che in quel finale ha anche giocato al limite, e di più. Ma nessun ricorso, tutto ok. Sul podio, i due si danno sportivamente “il cinque”. Il Leone di Montecchio dà la sua mano sinistra facendo vedere a Jarno il suo mignolo destro, diritto con una stecca, fratturato la settimana prima nella gara di Villa Fastiggi a Pesaro. I due campioni ascoltano tesi gli inni nazionali che volano sul cielo lucido di mezzogiorno.
la 250 fatidica
—
Adesso tocca alla 250, la gara show della giornata monzese. Alle 14 fa un gran caldo, il sole picchia, la tensione interna brucia ancora di più. Motori spenti, silenzio assoluto. Giù la bandiera, partiti! Le 44 bicilindriche 2 tempi si involano in una mischia di fumo. Dalle tribune centrali si cerca di vedere chi è davanti. Dalla prima casella della pole, Grassetti spinge a piedi più che può ma il motore strappa lasciandolo al palo dentro un nuvolone grigio. Finalmente anche la bicilindrica tedesca s’avvia ma i primi sono già oltre Lesmo, verso la discesa che porta al curvone della Ascari.
Per Silvio, già corsa finita? Al termine del primo giro il pesarese passa ultimo a 14 secondi dai diavoli di testa. La gara è lunga. Già alla terza tornata il portacolori della MZ recupera 6 secondi e 10 posizioni e altri 4 secondi e altre 8 posizioni i tre giri successivi. Gira, a serbatoio pieno e nel caos dell’inseguimento e dei sorpassi, sugli stessi tempi della sua pole del sabato. C’è tensione nel box tedesco. C’è da impazzire sugli spalti. Quella di Grassetti è la miglior guida di sempre, senza una sbavatura, nel filo teso – tesissimo – fra il trionfo e il disastro. Al decimo giro – esattamente a metà gara – il Leone dà la sua zampata: riprende e supera di slancio il gruppo dei secondi: Villa, Pasolini, Saarinen, Andersson, Read sulla Yamaha special con telaio costruito in Inghilterra e appendici per l’alta velocità.
Poi piomba nell’instabile gruppo di testa, adesso lì a meno di 100 metri: in due giri li prende, mangiandoli uno a uno e allunga, tentando la fuga. Pochi centimetri, poi pochi metri, infine poche decine di metri. Sembra fatta. Da ultimo a primo! Ma sul traguardo c’è chi guarda con l’espressione persa: dov’è? Al 14esimo giro Silvio è di nuovo dietro al gruppo dei secondi. Un errore? Un’imbarcata? Un lungo? Un contatto? No: grippatina, solita grippatina che toglie 1000 giri al motore obbligando Grassetti ad alzare i suoi tempi, rallentando saggiamente. Dopo due tornate di “riposo” sul termometro la temperatura è di nuovo ok. Così l’italiano riprova l’affondo. Torna davanti a tutti. Tenta ancora la fuga e poi di nuovo il motore stringe. E ancora Grassetti torna dietro al gruppo, accucciato nella sua bizzarra MZ col gas non al massimo, cercando di usare le scie sul dritto per rimanere in contatto coi primi.
Si arriva al 20esimo giro, all’ultima staccata-baraonda, alla Parabolica, dove succede di tutto. Con quasi 1000 giri in meno, Silvio sa che la volata è già persa. Ma si butta nella mischia. Entra, si appaia: solo il fotofinish darà l’ordine esatto del podio; per l’occhio, avevano vinto in tre! Primo Marsovszky, secondo Dodds a 35 millesimi, terzo Grassetti a 40 millesimi, quarto Gould a 41 millesimi, poi in un’altra volata: Saarinen, Read, Bult, Braun. Il Leone di Montecchio esce da Monza a testa alta. È l’unico italiano che qui lottava per la vittoria 10 anni prima e lotta ancora oggi con i più forti piloti del mondo. Ma per Silvio la stagione dei sogni finisce qui. Addio titolo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte: https://www.gazzetta.it